L’IMPORTANZA DELL’EVANGELIZZAZIONE DELLA SOCIETA’

LA STORIA DELL’UFFICIO PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO

“La Chiesa deve fare oggi un grande passo in avanti nella sua evangelizzazione , deve entrare in una nuova tappa storica del suo dinamismo missionario”. Papa Giovanni Paolo II esortava ripetutamente l’intera comunità ecclesiale a impegnarsi per una vasta e profonda opera di nuova evangelizzazione. Anche la Chiesa che è in Italia si muove in questa linea. Da tempo ha scelto l’evangelizzazione, in quanto esigenza fondamentale e imprescindibile della propria vocazione e missione, come obiettivo centrale del suo impegno pastorale….  “L’annuncio che la Chiesa è chiamata a fare nella storia si riassume in un’affermazione centrale: Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è “Via, Verità, Vita” ”. Questo messaggio centrale del Vangelo, comunicato in ogni forma di annuncio, viene considerato nella pastorale sociale in rapporto agli ambiti del lavoro, dell’economia e della politica. La pastorale sociale, che si pone all’interno del più ampio contesto della missione della Chiesa come una sua importante dimensione, si propone di evangelizzare il sociale ponendo in rapporto con il Vangelo di Gesù la vita e l’attività umana nel lavoro, nell’economia e nella politica, e ricavando dal Vangelo stesso i loro significati più profondi….   «La centralità dell’uomo dentro la società, di quest’uomo reale, concreto e storico che Cristo ha affidato alla cura e alla responsabilità della Chiesa, diventa la prima via da seguire se si vogliono affrontare i problemi del lavoro, dell’economia e della politica nella prospettiva della salvaguardia del carattere trascendente della persona umana.».

(da “Evangelizzare il sociale, 1992, 5-6 -37)

La Chiesa esiste per evangelizzare, per annunciare che Gesù Cristo è il nostro unico Salvatore e si sente chiamata, in una missione permanente, ad «educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come lui, a giudicare la vita come lui, a scegliere e ad amare come lui, a sperare come insegna lui, a vivere in lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede». Rispondendo al perenne compito evangelico, anche la Chiesa italiana ha riconosciuto la necessità di un ambito specifico della pastorale con il compito fondamentale di evangelizzare il sociale e il variegato mondo del lavoro.

 

Primi passi

I discorsi di Pio XII furono un preciso punto di riferimento per le diverse categorie di lavoratori e di uomini impegnati nella società. Egli istituì la festa liturgica di san Giuseppe lavoratore nel giorno del 1° maggio e affidò ogni uomo che lavora sotto la custodia dell’umile artigiano di Nazaret, che «impersona presso Dio e la Santa Chiesa la dignità del lavoratore». Sostenuti dal Santo Padre sorsero, specialmente negli anni 1940-1950, molteplici Associazioni di laici, basati sulla consapevolezza che i cristiani possono offrire un loro apporto originale per la costruzione della società. L’Azione Cattolica fu stimolata ad impegnarsi nel mondo del lavoro; sorsero le Acli, per la preparazione di uomini impegnati nel mondo del lavoro e nel sociale, e presero vita molteplici Associazioni professionali. Il Magistero Pontificio e il Concilio Vaticano II confermarono questo impegno e iniziarono a prospettare una “pastorale d’insieme”, incarnata nella storia e rispondente al nuovo che stava emergendo. Si sviluppò in questo contesto l’idea che anche la pastorale sociale e del lavoro non poteva essere delegata a qualche Associazione o Movimento, ma doveva essere assunta dalla Chiesa in quanto Chiesa.

 

La CEI e la pastorale del lavoro

Dal 13 al 15 ottobre 1959 la Conferenza Episcopale Italiana tenne la sua VI riunione annuale a Roma. In quella occasione nacque la Commissione per l’attività «assistenziale e sociale», segnalando l’impegno generoso dei sacerdoti dedicati all’apostolato dei ceti operai e lo sviluppo delle ACLI.

La prima assemblea generale post-conciliare del 21 giugno 1966, lavorò per definire sempre meglio la fisionomia e la struttura della CEI che da poco aveva approvato il nuovo Statuto. Tra le commissioni approvate, si istituì quella «per il mondo del lavoro», primo presidente fu S.E. Mons. Santo Quadri. Essa «dovrà avere una sua chiara impostazione, che rifugga da visioni settoriali, ma consideri sotto il profilo pastorale tutti i problemi del mondo del lavoro, sia esso il mondo degli operai in fabbrica o dei contadini o dei coltivatori in proprio, o infine degli artigiani, dei commercianti». Nei vari settori di competenza si fece affidamento sulla presenza di «sacerdoti specializzati, ma anche di laici, la cui testimonianza cristiana, è franca ed aperta, qualche volta capace di sacrificio fino all’eroismo. Una pastorale organica per il mondo del lavoro apparve come la più urgente e forse decisiva per la fedeltà a Cristo di molti cristiani».

 

I Gruppi sacerdotali: nazionali e locali

La CEI si espresse ancora sulla pastorale del lavoro il 14 novembre 1970. I vescovi confermarono che essa «è opera congiunta di tutta la Chiesa nel quadro di una pastorale organica» e rinsaldarono l’impegno di incrementarla affidando a una «Commissione lo studio del rinnovamento e del potenziamento della pastorale del lavoro».

Papa Paolo VI

Il nostro impegno si collega a Papa Paolo VI, che volle ed incrementò questo Ufficio nazionale e che il 4 dicembre 1971 riceveva in udienza i sacerdoti incaricati dell’assistenza ai lavoratori, radunati a Roma per il primo convegno nazionale della pastorale sociale. In quella occasione, egli sottolineava la prontezza della comunità ecclesiale di «inserirsi organicamente e con pieno diritto nella complessa pastorale d’insieme del giorno d’oggi», delineando le prospettive di azione della pastorale del lavoro, che culminano nel «far presente Cristo. Soltanto l’incontro con Cristo è la grande forza religiosa capace di mutare in meglio l’intimo sentire dell’uomo» (cfr Discorso ai sacerdoti incaricati dell’assistenza ai lavoratori, Roma, 4 dicembre 1971).

L’11 novembre 1973 furono pubblicati, a cura della Commissione Episcopale per i problemi sociali, due Note pastorali che dovevano essere di supporto ai contenuti e ali’organizzazione della pastorale del lavoro: “La Chiesa e il mondo rurale italiano” e “La Chiesa e il mondo industriale italiano“. I due documenti, rappresentarono un primo passo importante verso l’inserimento della pastorale del lavoro nella pastorale ordinaria e verso il coinvolgimento di tutti i Vescovi in una riflessione su un tema pastorale spesso troppo dimenticato.

 

L’Ufficio Nazionale per la pastorale del mondo del lavoro

Dal 22 al 24 aprile 1975 il Consiglio permanente della CEI, nella riunione annuale, costituiva l’Ufficio per la pastorale del mondo del lavoro, per seguire e documentarsi sulla realtà, mantenere i collegamenti e coordinare quanto veniva fatto a livelli diversi, stimolare all’impegno persone e gruppi nelle comunità locali e negli ambienti professionali, come centro di ascolto, di orientamento e di azione pastorale. Tale Ufficio dovrà realizzarsi in ogni regione e diocesi. La pastorale del lavoro diveniva, così, un impegno da prendere sul serio; impegno che richiede in ciascuno, competenza e inventiva, ma anche umiltà e fiducia.

 

La nota “Evangelizzare il sociale”

Nel 1992, con la pubblicazione della nota Evangelizzare il sociale, la pastorale del lavoro considerava il «lavoro nel contesto più ampio delineato dall’economia e dalla politica. Lavoro, economia e politica devono essere considerati insieme come elementi di un’unica problematica sociale e pastorale». Nasce così la pastorale sociale che «esprime il servizio e testimonia la sollecitudine della Chiesa per il mondo del lavoro, dell’economia e della politica» (ES 35). L’Ufficio prende il nome attuale di: Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro.

 

(appunti sull’ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro di Mons. Angelo Casile – direttore nazionale dal 2006 al 2013 – presentati al Convegno nazionale “Educare a un lavoro dignitoso. 40 anni di pastorale sociale in Italia”  Rimini, 25 – 28 ottobre 2011)

(Direttore Annamaria Gregorio)