1° maggio 2020 … Festa del lavoro al tempo del Coronavirus

La storia - la Festa di S. Giuseppe lavoratore - il Messaggio dei Vescovi al tempo del Covid19

La storia  –  La Festa del  Lavoro trae origine da una manifestazione rivendicativa di diritti a favore dei lavoratori, organizzata il 5 settembre 1882 negli Stati Uniti dai “Knights of Labor”, i Cavalieri del Lavoro. Nell’Ottocento, infatti, questa categoria non godeva di nessun diritto: oltre 16 ore al giorno di lavoro, in condizioni pessime che spesso portavano alla morte. Dal 1884 si decise di manifestare ogni anno e, nel mese di maggio del 1886, in una delle tante iniziative avvenute a Chicago per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore, ci furono scontri fortissimi, culminati il 4 maggio col massacro di Haymarket, in cui morirono 11 persone. Il 20 luglio 1889, durante la Seconda Internazionale riunitasi a Parigi, si decise quindi di celebrare la Festa del Lavoro il primo di maggio, proprio in ricordo delle vittime di Chicago. Oggi, dopo oltre un secolo, la festa del primo maggio è un’occasione per ribadire la centralità del lavoro nella vita democratica di ogni nazione.

La festa di S. Giuseppe lavoratore – Il 1º maggio 1955 papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data, già importante a livello sociale, potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici.

Ogni anno anche i Vescovi della CEI, facenti parte della Commissione per i Problemi sociali e il Lavoro, lanciano un Messaggio per questa giornata, come stimolo rivolto alle comunità e alle autorità civili, per rendere il lavoro sempre più a dimensione umana.

 Il Messaggio dei Vescovi della Commissione per i Problemi sociali e il Lavoro della  CEI, che reca un’importante titolo “Il lavoro in un’economia sostenibile”.

Ispirato alla frase della Genesi (2,15), «Il Signore Dio pose l’uomo nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse», è una lettura dell’attuale situazione, causata dal Covid-19, che però “sta insegnando quanto siano importanti la solidarietà, l’interdipendenza e la capacità di fare squadra per essere più forti di fronte a rischi ed avversità… Però l’emergenza sanitaria porta con sé una nuova emergenza economica.

Nulla sarà come prima per le famiglie che hanno subito perdite umane, per chi è stremato dai sacrifici in quanto operatore sanitario … per il mondo del lavoro, che ha prima rallentato e poi ha visto fermarsi la propria attività …

In realtà, quello che l’attualità ci sta chiedendo di affrontare, senza ulteriori ritardi o esitazioni, è una transizione verso un modello capace di coniugare la creazione di valore economico con la dignità del lavoro e la soluzione dei problemi ambientali (riscaldamento globale, smaltimento dei rifiuti, inquinamento)…

L’orizzonte è quello dell’ecologia integrale della “Laudato si’ “, che riprende e attualizza il messaggio della Dottrina sociale della Chiesa per far fronte alle nuove sfide. Abbiamo bisogno di un’economia che metta al centro la persona, la dignità del lavoratore e sappia mettersi in sintonia con l’ambiente naturale senza violentarlo, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile…

Siamo chiamati a coniugare lavoro e sostenibilità, economia ed emergenza sanitaria… per rendere il mondo una casa comune… diventando segno di speranza. Capaci di abitare e costruire il pianeta che speriamo”.

Per le iniziative, cliccare qui

(Direttore Annamaria Gregorio)